
Storia
La ceramica di Ghirla, conosciuta anche come ceramica “Vecchia Ghirla", è stata una fabbrica di maiolica e ceramica, specializzata in vasellame di uso quotidiano e ceramica artistica.
Cenni storici
Notizie frammentarie dell'esistenza di una ceramica a Ghirla, villaggio della provincia di Varese, si hanno a partire dalla fine del 1700. Si veda quanto scrisse l'Abate Amoretti nella sua guida descrittiva edita a Milano nel 1784 con il titolo di Viaggio a Milano ai tre laghi, Maggiore, di Lugano e di Como. La fabbrica da lui segnalata diventa tanto importante che nel 1804 è citata come la più consistente del dipartimento del Lario.
Ulteriore fonte autorevole è lo scritto di Melchiorre Gioja "Discussione economica del Dipartimento del Lario" in cui viene citata la fabbrica di Ghirla come la più grande del Dipartimento del Lario che allora comprendeva le attuali Province di Varese, Como, Lecco e tutta la Valtellina.
La capacità imprenditoriale del primo proprietario, Paolo Alessandro Righini nativo di Fabiasco, che fondò una vera fabbrica nel 1825, si distinse nel produrre una “maiolica nera”, o “terra naturale” chiamata “radica”.
Nel 1837 il successore del Righini, Giovanni Bettoli, ottenne dalla fabbrica di Campione d'Italia (allora Campione d'Intelvi) alcune ricette per produrre la "terraglia dolce" (chiamata così per i componenti e per le basse temperature di cottura).
Non possiamo omettere di citare altri grandi decoratori quali Mario Figini, Campagnani, Banfi, Cervini, Maria Epimedio ed Ines Pella. Quest'ultima è anche ricordata per avere fondato a Marchirolo una piccola bottega che produsse rari manufatti con decorazioni ispirate alla tradizione della maiolica italiana del Quattro-Cinquecento.
Una discreta raccolta di ceramiche di Ghirla è visibile presso il Museo della Badia di San Gemolo di Ganna.
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Le ceramiche di Ghirla rappresentano il meglio di una produzione che ha avuto origine nel lontano 1700, si è protratta fino alla metà del secolo scorso e oggi costituisce una pregiata rarità per collezionisti ed amatori. E' l'arte degli antichi vasai che ha trovato l'espressione più alta e più completa in tutti i periodi, tanto da indurre i grandi maestri della decorazione ceramica, dagli antichi greci a Picasso, a siglare e a firmare i pezzi più rappresentativi. L'arte della ceramica è antica quanto il mondo e a torto è stata definita"arte minore": essa è invece sintesi di scultura, linea pura e pittura, unitamente a complicatissime tecniche racchiudenti in sé segreti antichissimi.
Le ceramiche della "Vecchia Ghirla" sono quanto di più bello si possa prendere dalla produzione in questo campo. Esse, in altri tempi, hanno varcato i nostri confini e gli oceani per raggiungere l'America, l'Africa e altre terre. Oggi i pezzi sono divenuti sempre più rari, tanto che gli intenditori li hanno rivalutati come esempi di un'arte nostrana irripetibile.
I suoi famosi "bleu" unici al mondo sono stati oggetto di studio e imitazione da parte di tante fabbriche che non sono riuscite ad ottenere soddisfacenti accostamenti.
il "bleu" di Ghirla ha cessato di essere prodotto nel 1950 allorché la ceramica era stata ceduta dalla famiglia Ghisolfi. La cessione della fabbrica ha chiuso per sempre in uno scrigno d'oro i suoi segreti che nessuno potrà più riesumare.
La Ceramica di Ghirla esisteva già alla fine del'700; ma dati certi la fanno derivata dalla ceramica di Campione nei primi anni dell' 800.
Fino a tale epoca, Ghirla produceva una"maiolica nera" o terra naturale chiamata "radica", mentre a Campione veniva prodotta una terraglia "dolce", chiamata così per gli ingredienti che la componevano e per le basse calorie di cottura (970° - 980°contro i 1200°occorrenti per cuocere la terraglia forte).
Ghirla ebbe verso il 1837 le ricette per produrre la terraglia dolce; incominciò così la creazione dei famosi pezzi in cui ingredienti, quarzo calcare e argilla, venivano ricavati dai torrentelli circostanti la fabbrica e dalle vene naturali del terreno collinoso.
Quando Campione importò dalla Germania l'argilla a "cottura bianca", anche Ghirla si adeguò e si ebbero allora pezzi privi di macchie gialle dovute all'ossido di ferro esistente nelle materie prime locali.
Mentre l'antica produzione delle radiche smaltate a base di piombo e stagno vedeva solo vasellame povero, atto alla conservazione del latte, vino,condimenti, con la proibizione di quegli smalti (riconosciuti nocivi alla salute) la produzione si orientò verso la ceramica artistica. Gli studi e le ricerche della fabbrica portarono alla scoperta del famoso "bleu" che diveniva tale al contatto, con le vernici della fabbrica, di un certo ossido di cobalto importato dall'Inghilterra: dalla combinazione avveniva una reazione meravigliosa la quale diede l'impronta caratteristica a tutta la produzione. Tanto è vero che il vecchio Augusto Richard, passando da Ghirla, aveva acquistato una serie di "boccali", proprio ammirato da quel "bleu".
Per continuare brevemente la storia di questa antica fabbrica, diciamo che nel 1837 Ghirla aveva ripreso le vecchie forme del '700 decorandole secondo il gusto dell'epoca, mentre nel 1892-93, ideò il "bordo a foglia" che fu poi il motivo conduttore di gran parte della sua produzione artigianale. Felici accostamenti venivano poi ricavati unitamente al manganese, al bruno, al verde e al giallo ossido.
Per quasi tutta l'esistenza della fabbrica i pezzi venivano modellati a mano su torni di legno, mentre i forni chiamati "muffole", funzionanti a legna e a carbone, erano in cotto e refrattario, prima "quadrati a fiamma dritta", poi "rotondi a fiamma rovescia", per sfruttare maggiormente il calore: la temperatura veniva controllata da ben cinque pirometri per ogni forno; avevano uno spessore di circa ottanta centimetri per isolarli dalla bassa temperatura esterna, e misuravano un diametro di cinque metri per cinque e mezzo d'altezza. funzionavano alternativamente.
La ceramica di Ghirla acquistata da Carlo Ghisolfi senjor, al quale l'aveva ceduta un tale di Campione D'Intelvi, Antonio Verda , siglava i suoi pezzi a mano e poi dal 1910 li stampigliava in pasta, dopo il ritorno dall'Inghilterra di Carlo Ghisolfi junior, ultimo erede della bella tradizione artistica. Nel 1932 si sentì il bisogno di istituire una scuola di decorazione ceramica (O.N.D.) tenuta fino al 1935 dal Pittore Giuseppe Talamoni coadiuvato di Ghisolfi e da Brunelli. Fu chiusa per l'intromissione del segretario politico di allora che portò a disaccordi non superabili.
Nel 1950 la ceramica artistica di Ghirla chiuse definitivamente i battenti.
Della sua produzione non restano che fortunate raccolte private divenute preziose.
(testo tratto dalla mostra di ceramiche di Ghirla in VARESE 1970 - P.L. Talamoni )
ARTISTI
Guerrino Brunelli - (G.B.) - Pesaro 1888 - Varese 1934.Mario Figini. - (M.F.) -Cugliate Fabiasco 1909 - Montecatini 1979.Ines Pella - (IP) - Marchirolo 1914 -1988.Giuseppe Talamoni - Monza 1886 - Varese 1968.Gino Rosio.Angelo Campagnani - (A.C.) -Cugliate Fabiasco 1912 - 1989.A. Casarico.Sandro Vacchetti.Renzo Banfi (B.R.).Cervini.Maria Epimedio (Maria?).Maria Pavoni. - Ghirla 1907 - 1986.Alessandro Pandolfi (Castellammare Adriatico 1887 - Pavia 1953).Carlo Donati.